|
La mafia investe nel franchising
odontoiatrico.
La denuncia arriva dall'istituto di ricerca Eurispes che
ha presentato i dati di una indagine sulle norme che regolamentano
la professione di cui la rivista "Odontoiatria33" eveva dato
recentemente una anticipazione.
Per l'istituto di ricerca, il proliferare delle catene odontoiatriche in
franchising ed il conseguente ingresso delle società di capitale, grazie
anche a norme che hanno facilitato questo, ha trasformato il settore in
un "un business gestito da investitori privati che spesso nulla hanno in
comune con l'odontoiatria o la medicina".
E proprio il proliferare "del mercato del franchising odontoiatrico", ha
sottolineato Eurispes, "ha attirato anche l'attenzione della criminalità
organizzata".
"Le indagini condotte dalle Forze dell'ordine -spiegano dall'istituto di
ricerca- hanno recentemente fatto emergere che affiliati alla
'ndrangheta, al fine di riciclare denaro sporco, hanno investito in
questo settore".
"Le informazioni disponibili, sia pure ancora non ufficiali", precisano
da Eurispes, "segnalano nelle diverse regioni italiane, soprattutto in
quelle del Nord, una nuova e sensibile attenzione della criminalità
organizzata ad un settore che viene considerato particolarmente
attraente e possibile fonte di nuovi investimenti e consistenti
guadagni".
Si tratta di un sistema ormai rodato dalle mafie che agiscono, come già
segnalato dall'Eurispes in diversi studi, come vere e proprie holding
finanziarie, individuano i business emergenti e i settori più fiorenti
investendo somme ingenti di denaro.
Insomma si attivano meccanismi di money laundering: si investe nel
mercato "sano", in settori dove la domanda è alta, se ne trae un
guadagno sicuro e "pulito", e si genera un flusso economico difficile da
rintracciare.
L'allarme lanciato da Eurispes trova conferme anche da parte di AIO
(Associazione italiana odontoiatri)
" Sembra probabile che nel territorio si delineino altre situazioni
attenzionate dalle Forze dell'Ordine e non possiamo che osservare con
preoccupazione la parabola anomala di alcune strutture imprenditoriali
odontoiatriche non riconducibili a persone fisiche: le si vede nascere
con gran battage pubblicitario, e sparire in media entro tre anni perché
la benzina è esaurita", dice ad Odontoiatria33 Pierluigi Delogu
presidente nazionale AIO.
"Il primo anno -continua Delogu citando le testimonianze dei colleghi-
queste strutture attestano una buona performance: clientela che arriva
per la novità, e che presenta una gamma di domande varia e da soddisfare
complessivamente in un arco di oltre un anno. Insomma, un effetto "boot-starter"
con un pacchetto di pazienti, e per ciascuno di essi un pacchetto di
terapie. I pazienti vengono puntualmente indirizzati ad una finanziaria
che anticipa alla struttura il pagamento delle prestazioni e poi a rate
chiede la restituzione del prestito. Poi negli anni successivi i
pazienti calano e nel giro di alcuni anni i finanziatori decidono di
chiuderla lasciando i pazienti a metà cure e con il prestito da saldare.
Simili situazioni non sono infrequenti e quanto coincidano con reale
money laundering, è ovviamente compito delle Forze dell'Ordine
dimostrarlo".
Home
studio@biseo.it
|
|