Dr. Giorgio Biseo Odontoiatra Ortodontista
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Notizie mediche
ALIMENTAZIONE : ridurre il consumo di carne rossa
Milano, 13 mar 2012 - uno studio americano conferma che ridurre il consumo di carne rossa allunga l'aspettativa di vita....
scarica l'articolo in pdf: "ridurre carne rossa"
L'elisir di lunga vita? Per esperti Usa e' digiuno 'a singhiozzo'
Lo sciopero della forchetta, fatto 'a singhiozzo', "allunga la vita, protegge il cervello e il sistema cardiovascolare dalle patologie legate all'età", conferma Mark Mattson, responsabile del Laboratorio di neuroscienze del Nia e professore di neuroscienze alla John Hopkins University di Baltimora. "Abbiamo scoperto - spiega - che un regime di restrizione calorica, in particolare quando viene seguito a intermittenza, per esempio a giorni alterni, attiva meccanismi di risposta allo stress cellulare nei neuroni". La scoperta del team Usa si è guadagnata l'attenzione dei media internazionali. In una serie di esperimenti un gruppo di topi è stato alimentato a giorni alterni, a un altro gruppo è stato invece consentito di mangiare ogni giorno. Anche ai topi sottoposti a regime di restrizione calorica a giorni alterni, è stato dato accesso illimitato al cibo nel giorno in cui era consentito mangare. Giorno in cui il consumo di calorie era dunque simile per entrambi i gruppi.
I topi alimentati a singhiozzo, rileva Mattson, sono risultati più sensibili all'insulina e avevano bisogno di produrne meno. Alti livelli di questo ormone, che viene prodotto per controllare i livelli di zucchero dopo un pasto o uno spuntino, sono generalmente associati a una più bassa potenza del cervello. Gli scienziati hanno poi analizzato il cervello di entrambi i gruppi di roditori e sembra che la restrizione calorica abbia migliorato le funzioni delle sinapsi cerebrali, connessioni tra cellule del cervello che promuovono la creazione di nuove cellule e le rendono più resistenti allo stress.
SPORT E SALUTE: in bici si cura lo stress
PSICOLOGIA: Mens sana in corpore sano
È proprio vero che una 'mens sana' si trova in un 'corpore sano'. A provarlo sono numerose ricerche, secondo cui l'attività fisica (anche solo 20 minuti alla settimana) comporta molti effetti positivi sulla salute del nostro organismo. L'ultima conferma arriva da uno studio scozzese, pubblicato on line sul British Journal of Sports Medicine, che ha coinvolto più di 19mila persone, tra uomini e donne, che si sono sottoposti a un'indagine circa il loro stato mentale e sull'attività fisica effettuata. I partecipanti hanno annotato il tipo di esercizio svolto che copriva un ampio raggio di attività, dalle passeggiate allo sport, dal giardinaggio ai lavori domestici, specificando anche la frequenza e il grado di energia impiegata. Un totale di 3.200 partecipanti soffriva di difficoltà psicologica di livello elevato e, dalla ricerca, è emerso che l'attività fisica svolta per almeno 20 minuti la settimana era associata a un minore rischio di disagio psicologico.
PREVENZIONE: nuovo test della saliva per scoprire il tumore al seno
Un nuovo test per identificare precocemente la possibilità di
ammalarsi di cancro al seno: si esegue utilizzando la saliva della paziente. A
metterlo a punto sono stati i ricercatori del University of Texas Health Science
Center di Houston (Usa), in collaborazione con il Dental Branch dello stesso
ateneo. Attraverso una semplice analisi, da effettuare dal proprio medico di
famiglia o dal dentista, presto ci si potrà dunque sottoporre agli screening di
controllo in maniera meno invasiva rispetto ai metodi attualmente utilizzati,
come la mammografia o i test del sangue. Su 'Cancer Investigation', i
ricercatori texani spiegano che l'insorgenza di un tumore alla mammella produce
cambiamenti nella normale quantità e nel tipo di proteine presenti nella saliva.
Il 'profilo proteico' delle ghiandole salivari di una persona sana viene cioè
alterato dalla presenza della malattia. Analizzando campioni di saliva
appartenenti a 30 volontarie, gli scienziati hanno individuato 49 composti
organici che fanno la differenza fra un donna sana, una con cancro benigno e una
con una neoplasia maligna al seno. Ricercando tali marcatori nei campioni
biologici di ciascuna, si potrà dunque avere una diagnosi sicura e precoce:
secondo i 'padri' di questo nuovo test, si tratta di un metodo che eviterà falsi
positivi e che potrà essere facilmente utilizzato negli studi medici e
dentistici. Negli States è stato inoltre brevettato un apparecchio diagnostico,
chiamato 'Lab-on-a-chip', che consentirà di effettuare gli esami della saliva
durante le visite di routine, occupando poco spazio (l'ingombro è quello di un
telefono cellulare) e senza 'intasare' i laboratori di analisi.
ALIMENTAZIONE : una mela al giorno toglie l'oncologo di torno
Milano, 27 nov. (Adnkronos Salute) - Nel paradiso terrestre causò parecchi guai ad Adamo ed Eva, ma oggi la mela si riscatta, rivelandosi un prezioso 'scudo' per la salute. A confermare il vecchio detto sono i ricercatori, secondo i quali 'una mela al giorno toglie il medico di torno', specie se si tratta dell'oncologo. Questo frutto, infatti, è una miniera di "polifenoli, antiradicali liberi con attività antinvecchiamento, ma anche contro le malattie cardiovascolari e soprattutto il cancro. Alcune ricerche nella recente letteratura medica vanno a studiare il comportamento di cellule di numerosi tumori umani, dall'adenoma al cancro del colon, quello del fegato, la leucemia, il melanoma. I risultati di questi studi indicano che lo sviluppo delle cellule tumorali in coltura viene ridotto rispettivamente di circa il 40-60% aggiungendo mela con la buccia, del 30-40% con solo la polpa. In un recente articolo sugli 'Annals of Oncology', dal titolo 'Può una mela al giorno togliere l'oncologo di torno?', ricercatori del Belpaese hanno analizzato studi multicentrici eseguiti in Italia dal 1991 al 2002, nel corso dei quali sono stati confrontati 8.209 pazienti con tumore e 6.729 pazienti ricoverati in ospedale per patologie acute non neoplastiche. Lo studio, firmato anche da Carlo La Vecchia ed Eva Negri dell'Istituto Mario Negri di Milano, ha rivelato che "il rischio di tumore nei 'mangiatori di mele' risulta ridotto del 21% per il cancro del cavo orale, del 25% per il cancro esofageo, del 20% per il cancro del colon retto, del 18% per il cancro della mammella, del 15% per quello ovarico e del 9% per quello della prostata. La ricerca quindi offre la prova che il consumo di questo frutto riduce in maniera considerevole il rischio di numerosi tumori". "Una dieta ricca di frutta e verdura - sottolinea l'epidemiologa Negri - ha un ruolo protettivo sul rischio dei più comuni tumori epiteliali, e in particolare su quelli del tratto digerente". Secondo le stime dei ricercatori, "dal 20 al 40% dei tumori del tratto digerente in Italia è associabile al basso consumo di frutta e verdura. Per la maggior parte dei tumori l'aggiunta di una porzione di frutta o verdura giornaliera comporta una diminuzione del rischio relativo dell'ordine del 10-20%". Il segreto delle mele è nel quantitativo di polifenoli, spiega Fulvio Mattivi dell'Istituto Agrario di S.Michele all'Adige (Trento). "I nostri studi hanno confermato che la mela, tra i frutti coltivati, contiene la più grande quantità di polifenoli (da 212 a 66 mg/100g a seconda delle varietà, con un record per le renette)". Il 'frutto del peccato' è superato solo dalle bacche selvatiche (mirtillo, fragola, mora e lampone) o coltivate, e il suo primato è 'insidiato' dalla prugna. Ma la classe di polifenoli più attiva contro il tumore (le procianidine) è presente alle maggiori concentrazioni proprio nella mela, assicura Mattivi.
ALIMENTAZIONE : la dieta mediterranea anche per i bambini
L'efficacia preventiva del modello alimentare mediterraneo nei
confronti delle malattie cronico-degenerative (obesità,
malattia-cardiovascolare aterosclerotica, ipertensione, diabete, tumori) è
stata confermata nel corso degli anni dalla ricerca scientifica, sia attraverso
studi clinici sia attraverso studi di popolazione. Essa risulta correlata a uno
stile alimentare in cui prevale il consumo quotidiano, combinato, di alimenti
rappresentativi della tradizione mediterranea, come: cereali poco raffinati,
legumi, pesce, olio d'oliva, frutta fresca e secca, verdure, carni rosse,
latticini e zuccheri semplici. Importante ai fini di una buona salute è che
queste abitudini alimentari siano mantenute nel tempo e che non si ecceda nei
consumi, specie per quanto riguarda latticini, zuccheri semplici, grassi
animali.
Da qui l'importanza di educare i bambini in ambito scolastico e sin dall'Asilo
Nido a sviluppare sane abitudini alimentari mediterranee.
ALIMENTAZIONE :
La salute è nel piatto
La presenza degli antibiotici nelle merendine - utilizzati per garantire una lunga conservazione - abbassa la flora batterica intestinale, compromettendo anche la digestione. Di
più: L'alterazione dell'equilibrio intestinale può favorire l'insorgenza dei tumori del colon retto. Meglio, dunque, una fetta di pane con la marmellata preparata in casa piuttosto che i saccottini confezionati. Ma non è tutto, purtroppo: l'eccesso di estrogeni - non ultimi quelli presenti nelle carni - che circolano nell'ambiente (estrogeno sintetizzato) avrebbe, negli ultimi anni, abbassato da 13 - 14 anni a 10 - 11 la comparsa della prima mestruazione nelle bambine. Di come l'organismo umano, specie quando è ancora in crescita, risponda alle sollecitazioni alimentari a cui viene sottoposto si è parlato in un workshop promosso dalla Scuola internazionale di scienze mediche presso Centro di cultura scientifica "Ettore
Majorana" di Erice. Dal mondo scientifico giunge, pertanto, un consiglio: guardiamo indietro, a come vivevano i nostri nonni.
CARDIOLOGIA : le noci migliorano la funzionalità vascolare
Utilizzare le noci per sostituire gli acidi grassi monoinsaturi nella dieta mediterranea migliora la funzionalità vascolare. Si tratta della prima volta che un alimento, e non le sue componenti fondamentali, dimostra questo tipo di effetto benefico sulla salute
endoteliale. Le noci infatti differiscono dagli altri frutti simili per via del loro elevato contenuto in acido alfa-linoleico (ALA), un acido grasso omega-3 di origine vegetale, che può fornire ulteriori proprietà
anti-aterogene. Altri componenti benefici delle noci sono L-arginina, acido
folico, fibre, gamma-tocoferolo ed altri antiossidanti, i quali a loro volta sembrano aiutare a prevenire l'arteriosclerosi. I risultati del presente studio incoraggiano dunque ad utilizzare le noci quale strumento semplice quanto potente nella prevenzione delle cardiopatie.
(Circulation. 2004;109:1609-1614)
MEDICINA : a dieta contro l'ictus
Un taglio drastico alle calorie e una dieta equilibrata. Una ricetta semplice ma efficace per prevenire ipertensione arteriosa e placche aterosclerotiche nelle arterie, causa di malattie cardiovascolari e di ictus. Lo conferma uno studio condotto alla Washington University di St. Louis e pubblicato nella versione online del Proceedings of the National Academy of Sciences. La ricerca ha coinvolto 18 persone che volontariamente si sono sottoposte a un regime di restrizione calorica per un periodo medio di sei anni. Le loro analisi sono state confrontate con quelle di un altro gruppo di 18 persone, reclutate secondo gli stessi canoni di età, salute ed estrazione sociale. I secondi, però, nello stesso intervallo di tempo hanno seguito una dieta standard, stile americano. I risultati parlano chiaro: tutti i maggiori indici di rischio cardiovascolare sono sistematicamente e notevolmente più bassi nel primo gruppo. Dai livelli di colesterolo ai trigliceridi, dalla pressione sanguigna allo spessore dei materiali che si depositano nelle pareti arteriose. I volontari a restrizione calorica hanno un'età compresa fra i 32 e gli 85 anni, ma godono di una salute che in termini valori clinici ha poco da invidiare a un giovane di 20 anni. Il confronto con i coetanei del gruppo di controllo è schiacciante. Ma non solo.
Alcuni dei soggetti avevano a disposizione esami di laboratorio svolti prima di iniziare la dieta, che testimoniano un netto miglioramento progressivo nel corso della restrizione calorica. "Lo studio smentisce quella che appare come un'ineluttabile legge di natura, che ci sia una proporzionalità diretta tra l'avanzamento dell'età e la maggiore probabilità di sviluppare malattie cardiovascolari", spiega Luigi Fontana, primo autore dello studio e attualmente ricercatore presso il dipartimento di sanità alimentare dell'Istituto superiore di sanità (Iss). "Certo non è possibile prevedere di quanto siano migliorate le aspettative di vita dei 18 volontari, ma è certo che hanno ridotto in modo drastico il rischio di occlusione arteriosa, diabete o ipertensione. Tutte condizioni che spesso precedono l'insorgere dell'infarto al miocardio o di ictus celebrale".
Negli ultimi decenni l'incidenza delle malattie cardiovascolari nei paesi occidentali è aumentata in modo allarmante. In Italia tali patologie rappresentano la prima causa di morte. E più cresce il numero degli obesi e delle persone in sovrappeso, più aumentano i casi. In questi soggetti, in particolare, il grasso corporeo in eccesso porta l'organismo a liberare in modo cronico sostanze che indicano un'infiammazione sistemica, come la proteina C-reattiva. Un campanello d'allarme che sembrerebbe giocare un ruolo chiave nello sviluppo della malattia aterosclerotica. Anche questa sostanza è stata trovata in concentrazioni significativamente più basse nel gruppo a dieta ipocalorica rispetto a quello di controllo.
"Senza arrivare agli eccessi, può essere fondamentale ridurre l'apporto calorico giornaliero e contemporaneamente migliorare la qualità dei cibi che si mangiano, preferendo, a portate raffinate, frutta, verdura, legumi e piatti integrali ricchi di vitamine e antiossidanti", ha commentato il ricercatore. Lo studio di Fontana è il primo ad aver mostrato gli effetti a lungo termine della restrizione calorica sugli uomini e, in particolare, a essere svolto su soggetti né obesi né sovrappeso. Centinaia di studi condotti su animali da laboratorio hanno dimostrato che la restrizione calorica assicura al massimo un prolungamento della vita del 30 per cento. Tuttavia si credeva che certi benefici fossero riscontrabili solo in individui giovani. Il lavoro di Fontana prova che questo vale anche negli uomini in età più avanzata.
PEDIATRIA : bimbi disattenti? Colpa della tv
Troppa televisione nei primissimi anni di vita sembra associata allo sviluppo di problemi di attenzione qualche anno dopo. Lo sostengono il pediatra Dimitri Christakis e collaboratori del Children's Hospital and Regional Medical Center in Seattle (Usa). Secondo i ricercatori, per ogni ora al giorno in cui bambini di 1-3 anni sono esposti alla televisione, aumenta del dieci per cento il loro rischio di sviluppare, intorno ai sette anni, disordini dell'attenzione come l'Adhd (sindrome da deficit di attenzione e iperattività). Lo studio, pubblicato su Pediatrics, non ha preso in considerazione il contenuto dei programmi televisivi, ma ha valutato anche fattori dell'ambiente familiare, come il grado di stimolazione cognitiva e il sostegno emotivo. Il risultato è particolarmente significativo perché l'Adhd è oggi il più comune disordine comportamentale dell'infanzia, colpendo, negli Stati Uniti, fino al 12 per cento dei bambini. A questo punto, i ricercatori possono però suggerire una facile misura preventiva: la limitazione dell'esposizione alla tv dei bambini molto piccoli. I genitori dovrebbero poi aiutare quelli con più di due anni a sviluppare la capacità di guardare in modo critico la televisione. "I genitori devono essere sensibilizzati su questo punto", afferma Christakis, "soprattutto perché si sta registrando una massiccia e crescente fiducia nei confronti della televisione". (va.m)